Joy si mise nuovamente a letto, era troppo presto
per andare in cucina! La sera erano ritornati molto tardi dalla festa del
paese. Chiuse gli occhi consapevole di non poter più riaddormentarsi e ripensò alla
proprio alla festa. Nella via principale era state allestite numerose bancarelle,
e tutto l’ambiente profumava di carne arrosto. Ogni bancarella vantava
splendidi prodotti di artigianato sardo; cestini di tutti le forme, recipienti
di alluminio e brocche di argilla, piattini e ciotole di terracotta, campanacci
per il bestiame, selle pregiate per i cavalli, coltelli e ancora coperte,
tappeti, tende e arazzi tessuti al telaio.
Accanto ad una bancarella colma di torrone c’era un’anziana
che arrostiva castagne e le vendeva per due euro al sacchetto, mentre un altro
anziano preparava meravigliosi cestini. Nella piazza un enorme falò illuminava
gli uomini che arrostivano carne in un girotondo di spiedi attorno al fuoco.
Joy aveva mangiato tutto quello che Maria e Bachisio
le avevano offerto. A fine serata un gruppo folk, col costume tradizionale,
ballava su ballu tondu attorno al falò morente. Bachisio le aveva insegnato
qualche passo del ballo sardo, e avevano danzato a braccetto tutti e tre
insieme. Una splendida serata! Peccato che nonna Peppina non fosse andata con
loro, era rimasta al buio dinanzi al caminetto in compagnia della tisana di
alloro, e le fiamme che illuminavano l’angolo preferito della cucina.
Toc toc toc.
“Ecco Bachisio che prepara la legna per il fuoco,”
mormorò Joy infilando la testa sotto il cuscino.
Toc toc toc.
Mise anche le coperte sopra il cuscino, ma il rumore
arrivava ancora forte e chiaro. “Ho capito! Penso che sia ora di prepararmi per
una nuova giornata... dai Joy, alzati e cammina!”
In cucina Maria e nonna Peppina erano circondate da
cassette di legno piene di patate. “Abbiamo finito di raccogliere le patate
stamattina presto, Joy, mi aiuteresti a portarle in cantina?”
“Sì, certo Maria. Un signore è passato stamattina in
motocarrozzetta, diceva qualcosa tipo casu ageto, o aceto, non sono riuscita a
vedere cosa vendesse.”
“Sicuramente era Tziu Gesuino, un anziano pastore. Lui
e sua moglie, Tzia Anna, producono un tipo di formaggio fresco col latte di
capra o pecora che si chiama casu axedu…”
“Iiiiii lui non fa niente, lo vende e basta,”
precisò nonna Peppina ridacchiando. “lo fa quella scimpra acida di Anna. che
ogni mattina si mette a fissare il latte fresco...”
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