“Ci divertivamo tantissimo a fare rumore per spingere i cinghiali all’aperto,” sorrise l’uomo sorseggiando il caffè, “in famiglia avevamo solo un fucile, lo usava babbo e quella giornata la compagnia aveva preso cinque cinghiali, due dei quali erano maschi... veramente enormi! Ognuno pesava un’ottantina di chili, dopo tanti sforzi eravamo riusciti a metterli sui cofani delle macchine della compagnia, per portarli in paese e farli vedere alla gente a suon di clacson. Qui in Sardegna si fa così... come se fosse una festa.”
“Poveri animali, a dire la verità lo trovo un po’
barbaro.”
“Barbaro? Tutto il paese mangiava carne per giorni!
Portavamo i cinghiali dal macellaio, lui li puliva e tagliava la carne per
tutti.”
“Nonna parlava del figlio di un macellaio ieri...”
Bachisio fece finta di non aver sentito, e continuò
a raccontare. “Babbo aveva lasciato il fucile ancora carico appoggiato ad una macchina, e un cane della
compagnia lo fece cadere, esplose così una fucilata. Antonio morì sul colpo...”
L’uomo si asciugò gli occhi e si soffiò nuovamente il naso.
“E’ terribile, mi dispiace tanto,” sussurrò Joy,
stringendo le mani fredde e tremolanti dell’uomo.
Bachisio la guardò con occhi rossi e gonfi. “Babbo
non si perdonò mai di non aver scaricato il fucile, da quel giorno non siamo
più andati a caccia. Antonio aveva solamente 22 anni... tua madre...”
“Bachisio!”
Joy e Bachisio saltarono sulle sedie, non si erano
accorti che Maria era ritornata. La donna sbatté una busta della spesa sul
tavolo davanti a loro e si rivolse al marito con tono quasi minaccioso.
“Mamma non si sente bene, devi andare a prenderla
dal dottore. Non riusciva a tornare a piedi!”
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